
Infortunio sul lavoro e macchine marcate CE: su chi grava la responsabilità?
La Corte di Cassazione è stata recentemente chiamata ad esprimersi nei confronti di un ricorso presentato dal legale rappresentante di un’azienda.
“Grava sul datore di lavoro o su chi da questi è stato dotato di una formale delega di funzioni,” - ha ricordato la suprema Corte - “l'obbligo di verificare la conformità dei macchinari alle prescrizioni di legge e di impedire l'utilizzazione di quei macchinari che, per qualsiasi inidoneità originaria o sopravvenuta, siano pericolosi per l'incolumità del lavoratore che li manovra. Il datore di lavoro, infatti, quale responsabile della sicurezza dell'ambiente di lavoro, è tenuto ad accertare la corrispondenza ai requisiti di legge dei macchinari utilizzati, e risponde dell'infortunio occorso ad un dipendente a causa della mancanza di tali requisiti senza che la presenza sullo stesso della marcatura di conformità "CE" o l'affidamento riposto nella notorietà e nella competenza tecnica del costruttore valgano ad esonerarlo dalla sua responsabilità».
L’unica eccezione a questa regola, ha precisato la suprema Corte, si verifica quando i l'accertamento di un elemento di pericolo sia reso impossibile perché le speciali caratteristiche della macchina non consentono di apprezzarne la pericolosità con l'ordinaria diligenza, situazione questa che non si è comunque riscontrata nel caso in esame, atteso che la protezione del pericolo, pur presente, non è risultata idonea sicché lo stesso era evidentemente riconoscibile con l'ordinaria diligenza.
Infortunio sul lavoro e macchine marcate CE - Il caso
Il procedimento ha avuto origine da un infortunio sul lavoro occorso ad un dipendente che stava lavorando in un capannone adibito alla produzione di tubetti d’alluminio, Plastica e laminato.
Il lavoratore stava eseguendo la pulizia dei rulli con uno straccio. La pulizia doveva avvenire con i rulli in movimento e, per questo, all'imbocco c'era una protezione, che non raggiungeva però la parte terminale dei rulli. A causa di ciò, la mano destra del lavoratore era stata trascinata e aveva subito un «trauma da schiacciamento, con amputazione dell'apice del V dito» dal quale era derivata una malattia di durata superiore ai quaranta giorni.