
Certificazioni alimentari: trend e novità
Le richieste da parte del mercato di prodotti provenienti da filiere sicure e sostenibili sono sempre più ricorrenti.
Ormai, chi acquista non si preoccupa solo della bontà o dell’efficacia dei prodotti ma vuole essere sicuro che ciò che sta comprando sia stato realizzato nel rispetto di logiche di sostenibilità. Soprattutto nel settore alimentare, che è in evoluzione costante. Sono recentissime, ad esempio, le nuove versioni degli standard Global GAP e BRC IoP.
Global GAP, schema chiave per l’applicazione delle Buone Pratiche Agricole, nella nuova edizione è maggiormente focalizzato sull’intera catena di fornitura. BRC IoP, invece, è uno standard per il settore del packaging, che nella nuova versione si pone l’obiettivo di rafforzare ulteriormente le prestazioni di sicurezza alimentare di uno degli attori più importanti della filiera.
In generale l’interesse per le aziende del settore alimentare ricade oggi su molteplici certificazioni. Grande è l’attenzione nel valorizzare il prodotto attraverso la misurazione delle performance socio-ambientali. Nello specifico, parliamo di carbon footprint, water footprint e social footprint.
- La carbon footprint, che trova il suo riferimento nello standard ISO 14067, è indicata per le aziende che hanno l’obiettivo di valutare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) associate ad un prodotto/servizio
- La water footprint, col nuovo standard ISO 14046, è dedicata alla quantificazione dell’importa idrica di un prodotto o di una organizzazione
- La social footprint – Product Social Identity, è la prima certificazione che valuta l’impronta sociale di un prodotto o di un servizio, valorizzando l’organizzazione, le persone, la manifattura e la filiera
Si registra inoltre una tendenza da parte delle aziende di grandi dimensioni a scegliere di certificarsi FSCC 22000, schema di certificazione riconosciuto dal GFSI che aiuta a raggiungere gli standard di sicurezza agroalimentare nei processi produttivi lungo la catena di fornitura.
Riflettori puntati anche sul settore ittico. L’attenzione per la sostenibilità della pesca sta portando ad una crescente richiesta per la certificazione MSC (Marine Stewardship Council). L’MSC fornisce una garanzia delle buone pratiche di pesca e del rispetto dell’ecosistema marino sia da parte del pescatore, sia da parte dell’intera catena di custodia e dei vari attori della filiera.
Altro standard di riferimento per il settore ittico è il Global Gap Aquaculture che copre l'intero processo produttivo: dalla produzione di mangimi, uova e avannotti fino all'allevamento, alla pesca e alla lavorazione di pesce e molluschi assicurando il monitoraggio e l'igiene del prodotto in tutte le fasi di produzione.
Studio Bini Engineering è a vostra disposizione per accompagnare la vostra azienda alla certificazione desiderata.